giovedì 30 aprile 2015

Guida su come devolvere il cinque per mille a Montecastelli Viva Onlus

Devolvi a Montecastelli Viva il tuo 5X1000


vCon il tuo 5x1000 alla onlus Montecastelli Viva puoi aiutarci a tutelare e difendere il territorio di Montecastelli Pisano dal tentativo di industrializzazione forzata di quest’area rurale votata ad un turismo ecosostenibile e ad un’agricoltura ecocompatibile.

Basta inserire il nostro codice fiscale - 90056720502 - e la tua firma nella dichiarazione dei redditi.


Come destinare il tuo 5 per mille a Montecastelli Viva


Nel tuo modulo per la dichiarazione dei redditi:
1. Metti la tua firma nel riquadro “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale...”
2. Inserisci nello spazio “codice fiscale del beneficiario” il codice fiscale di Montecastelli Viva: 90056720502.


Puoi trovare informazioni dettagliate sulle nostre iniziative leggendo il resoconto delle attività finora svolte e quelle in programma.

Per maggiori informazioni scrivici a: montecastelli.viva@gmail.com

venerdì 17 aprile 2015

Il futuro della nuova geotermia in Toscana lo decideranno il Governo e la corte costituzionale

La risoluzione approvata in Commissione
alla Camera il 15 Aprile 2015


Mercoledì 15 Aprile 2015 il Governo ha approvato una risoluzione all'unanimità della commissioni riunite VIII Ambiente e X Attività Produttive della Camera. Entro sei mesi da questa data dovrà decidere in quali zone del Paese sorgeranno le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili ed emanare linee guida che individuino nell'ambito delle aree idonee anche i criteri generali di valutazione, finalizzati allo sfruttamento in sicurezza della risorsa.
Criteri che anche la Regione Toscana si era impegnata a definire nei sei mesi di stop e che ora diventano indispensabili.

La risoluzione approvata in Commissione alla Camera parla di tutela dell'ambiente ed incentivi allo sviluppo e delinea anche un possibile iter da seguire. Da un lato rivede quasi completamente i 4 documenti presentati in precedenza dove questa fonte veniva anche classificata come non rinnovabile, definendola, invece, un elemento importante per la green economy e un sostegno significativo per sviluppare politiche low carbon. Si parla di “importanza e rilevanza strategica della geotermia”, il cui lo “sviluppo corretto porta con se non solo benefici ambientali, contribuendo in maniera importante alla lotta contro i cambiamenti climatici, ma offre anche importanti occasioni per la creazione di nuovi posti di lavoro”. Un punto di partenza positivo, dunque, per i territori geotermici. Ma la partita non si gioca solo qui.
La risoluzione sottolinea anche che l'Italia, per le sue caratteristiche morfologiche, ha risorse geotermiche importanti e poco sfruttate. E ancora: i campi geotermici ad alta entalpia, per il cui sfruttamento disponiamo di una tecnologia matura, e il cui utilizzo per la produzione di energia geotermoelettrica è oggi possibile a costi competitivi con le altre fonti energetiche, si trovano nella fascia preappenninica, tra Toscana, Lazio e Campania, in Sicilia e Sardegna così come nelle isole vulcaniche del Tirreno. La geotermia, dunque, sconfinerà le aree tradizionali, ma bisognerà decidere dove e come. Sembrano delinearsi, dunque, vari step: prima l'individuazione delle zone, poi le linee guida, dopo il rilascio di “tutte le autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici, comprese quelle relative ai procedimenti in corso, nel rispetto delle prescrizioni”, fino alla “fase prerealizzativa” degli impianti per cui si parla di “un pieno coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazioni locali nel processo decisionale, favorendo l'eventuale applicazione del principio di precauzione”.

Brutte notizie: riduzione tempi delle autorizzazioni
per impianti a bassa entalpia


Ma non è tutto. Perchè la risoluzione impegna il governo anche “a ridurre i tempi procedimentali per le autorizzazioni, al fine di consentire lo sviluppo delle attività finalizzate all'utilizzo di nuove tecnologie per lo sfruttamento della risorsa geotermica, ad esclusivo onere finanziario dei privati”. Sembra che si punti, dunque, su una geotermia nuova, compresa quella a bassa entalpia che viene riferita ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità per i quali favorire lo sviluppo e la diffusione. Si chiede che siano rivisti anche gli incentivi attualmente “garantiti al geotermico, in quanto fonte rinnovabile, al fine di sostenere maggiormente quelli a minore impatto ambientale”. La risoluzione impegna anche il governo ad assumere iniziative dirette ad armonizzare i diversi regimi di incentivazione attualmente vigenti per gli impianti geotermici pilota e quelli ad autorizzazione regionale utilizzanti le stesse tecnologie.

Corte costituzionale ed il futuro dei i sette comuni geotermici


Fino a non molti decenni fa l'enegia che deriva dal calore della terra era esclusivo appannaggio dei soffioni di Larderello e dei geyser nell'isola islandese.
In Toscana sono 7 i Comuni geotermici dell'area cosiddetta tradizionale, primi tra tutti in provincia di Pisa, per numero di potenza attualmente istallata, Pomarance e Castelnuovo Val di Cecina. Territori dove la geotermia viene sfruttata da oltre un secolo per produrre elettricità (a Larderello è stato realizzato il primo impianto al mondo) ma anche per altri usi indiretti, e dove rappresenta uno, se non l'unico almeno nel recente passato, dei settori economici trainanti per l'economia del territorio.
Un territorio però anche interessato, come altri in Italia, dalle concessioni ministeriali e regionali per lo sviluppo della nuova geotermia, con il rilascio di permessi di ricerca arrivati dopo la liberalizzazione del mercato. Permessi regionali che la Toscana ha fortunatamente congelato con la moratoria approvata a febbraio, impugnata però dal Consiglio dei Ministri e sulla quale deciderà la Corte Costituzionale.

Controlli ambientali e polizza fidejussoria per i danni causati


La risoluzione fissa gli impegni del Governo sull'ambiente che dovranno tenere “conto delle implicazioni che l'attività geotermica comporta relativamente al bilancio idrologico complessivo, al rischio di inquinamento delle falde, alla qualità dell'aria, all'induzione di micro sismicità”. Una attenzione all'ambiente di cui il governo dovrà tenere conto nell'emanazione delle linee guida che dovranno arrivare dai Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ma anche in fase di valutazione di impatto ambientale (Via). Sempre in tema di tutela ambientale, la risoluzione prevede iniziative normative affinché per gli impianti già a regime e per quelli che eventualmente verranno realizzati sia previsto (pena la sospensione della concessione) un sistema di controlli ambientali effettuati dalla competente Agenzia Regionale per la Protezione ambientale, a spese del concessionario. I parlamentari chiedono anche che il rilascio delle autorizzazioni sia subordinato alla stipula di una polizza fidejussoria a garanzia di eventuali danni all'ambiente, alla salute pubblica e alle attività produttive circostanti.
Su quinewsvolterra  potete trovare l'articolo originale.



sabato 11 aprile 2015

Il pericolo degli impianti pilota nella Geotermia in Toscana

Pericolo centrali geotermiche pilota
Sono dieci le centrali pilota in Italia che producono quantità risibili ma legate a un giro di 5 miliardi l’anno di incentivi. In ballo, i soliti noti. Nell’affare si ritrovano Sorgenia, Saras o Gruppo Maccaferri, ma emergono anche strutture con sede in Liechtenstein.
Gli impianti: dove sono e di chi sono: fino a cinque anni fa, le uniche centrali geotermiche in Italia appartenevano all’Enel, in Toscana, sul monte Amiata e a Lardarello . Poi gli incentivi statali hanno cominciato a spostare su questa tecnologia l’interesse di parecchi imprenditori, basta pensare che gli impianti pilota ricevono un incentivo pari a cinque volte il costo dell’energia realmente prodotta, consideranto anche che il mercato di altre rinnovabili  ad esempio il fotovoltaico è ormai saturo. Secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico (Mise) più di cento aziende hanno chiesto di poter scavare per cercare fonti geotermiche o per creare centrali. Dal 2010, il settore è stato liberalizzato e oggi, per le aziende, ci sono due tipi di permessi.
Il primo: le autorizzazioni delle Regioni per la cosiddetta geotermia tradizionale, che ha tre fasi di ricerca e tre diversi permessi prima di arrivare al rilascio della Valutazione di impatto ambientale (Via). I costi sono alti, gli investimenti pari a decine di milioni di euro.
Il secondo: l’autorizzazione per le dieci centrali di geotermia pilota previste dal governo per una produzione totale di 50 Megawatt. È il jack-pot: basta un’unica autorizzazione, concessa da Mise e ministero dell’Ambiente d’intesa con la regione, e via con la centrale.
Nell’elenco di chi ha chiesto o già strappato una concessione ci sono nomi ricorrenti e, spesso, sanno di centrosinistra: c’è Sorgenia fondata dalla Cir dei De Benedetti e ora in mano alle banche; Exergy del gruppo Maccaferri, un paio di controllate della Graziella Green Power dell’imprenditore aretino Gianni Gori (una delle quali diretta dall’ex sottosegretario all’Agricoltura dei Verdi Stefano Boco). Ci sono gli italo-canadesi di K.R. Energy e pure Saras della famiglia Moratti.

Il Wwf negli ultimi anni ne ha preso le distanze: “Tutto può essere fatto più o meno bene –spiega Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf e, in generale, non siamo contrari alla geotermia. Non capiamo però perché sia stato considerato un settore strategico. Saltare passaggi e ignorare l’opposizione delle Regioni non è sicuramente un buon modo per stabilire un dialogo con i cittadini”.
Finora solo la Toscana ha bloccato i 38 permessi già concessi con una moratoria di sei mesi che ha fatto arrabbiare le imprese coinvolte e i fan della geotermia. A spingere il governatore Enrico Rossi a questa decisione sono tre elementi: la regione non ha bisogno di altra energia elettrica; le proteste di sindaci e cittadini e comitati territoriali, le imminenti elezioni regionali. Dopo il 31 maggio, insomma, si vedrà.
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